Event

Io, Lisa e la cioccolata
10
Apr
2015

Io, Lisa e la cioccolata

  • Location:Cagliari
  • Venue:Fabrik
  • Length:10:00 pm

Ingresso e 3,00 con tessera CSEN

A seguire selezioni e videoclips rock e metal

 

Io, Lisa e la cioccolata, ovvero: “Portavamo i capelli lunghi”!

Di Giacomo Deiana

Ecco qui. Per chi fosse interessato (quindi, diciamo, per essere ottimisti, una trentina di persone, tra parenti, fidanzate e amici), una piccola storia della nostra band e dei nostri brani!

Tutto è nato dal mio incontro con l’amico Davide ad una festa di compleanno nel marzo del 2009. Una di quelle feste dove a un certo punto spuntano fuori le chitarre e i musicisti presenti vengono costretti a suonare canzoni brutte mentre gli amici si intortano le ragazze presenti e rompono le palle a chi suona con improbabili richieste musicali.

Ci siamo subito scoperti in possesso di un comune background musicale e, oltretutto, di diversi brani scritti negli anni che non avevamo ancora avuto occasione di suonare con qualcuno.

In altri termini tutti e due ci siamo resi conto di essere due attempati nostalgici di quel rock che si suonava con i pantaloni di pelle, i capelli lunghi e i soli di chitarra che duravano di più delle parti cantate!

Dopo le prime registrazioni casalinghe abbiamo pensato che sarebbe stato bello suonare questi brani con una vera e propria rock-band e ci siamo messi alla ricerca di un batterista per completare il trio (in cui io sarei stato cantante e chitarrista).

Dopo svariate vicissitudini il progetto è finito in un cassetto, dove è rimasto per anni, poi dal cassetto è passato al comodino, dove è rimasto per altri mesi ancora, poi dal comodino al fondo di un armadio dal quale è stato tirato fuori un po’ per caso, durante le pulizie di primavera del 2012!

In tutto questo tempo l’idea di una band che miscelasse l’hard-rock di fine anni ottanta (e primi novanta) con le melodie pop in lingua italiana aveva preso una forma più definita e nuovi brani sono andati a rimpolpare il già nutrito repertorio.

Dicevamo… Nel 2012 il batterista Bruno Tagliasacchi si è unito alla band e così abbiamo potuto riprendere il discorso e registrare una prima versione della “Povera, stupida demo”, un minialbum di sei brani che vorrebbero essere, secondo noi, rappresentativi di ciò che ci piace e di ciò che suoniamo.

Per fortuna di, nell’ordine: me stesso, della musica in generale, delle vostre orecchie, delle orecchie dei miei colleghi, nel settembre del 2013 si è unito alla band il granitico cantante Matteo Siddi, salvando l’umanità dall’imbarazzo di non sapere come dirmi che, nel doppio ruolo di voce e chitarra, non ce la posso fare!!
A pie’ sospinto siamo tornati in studio a registrare nuovamente le voci e remixare il tutto.

L’imperscrutabile volontà del destino, infine, ha fatto sì che il caro Bruno lasciasse la band per seguire i suoi sogni jazz e lasciare il posto al suo collega Andrea Murtas, giovane, talentuoso, preparato, nuovo nuovo, praticamente mai usato (dai noi!!!).

Come avrà notato chi si è dato pena di ascoltare i brani e di prestare un po’ di attenzione ai testi, l’argomento di gran parte dei questi è l’amore.

E qui tutti a dire: “che palle…”.

Giusto! Sarei d’accordo anche io.. ma qui non si tratta di amore e cuore stile Sanremo, ma l’amore da un punto di vista un po’ diverso.

Nelle sue derive ossessive, dell’ansia di essere accettati, della confusione che si crea quando si scambia il desiderio di possesso, la smania di essere amati, di colmare i propri vuoti con relazioni sbagliate, con ciò che le persone chiamano amore, ma che in realtà è spesso una fuga dalla presa di responsabilità della propria felicità per delegare al mondo esterno il proprio benessere interiore e la propria felicità.

Una pizza in regalo per il primo che riesce a decifrare quello che ho scritto qui!

Credo sia importante chiarire subito che, come i più navigati fruitori del rock avranno probabilmente notato, non ci importa nulla di essere originali! è probabile che l’ hard-rock abbia sparato le sue cartucce migliori tra gli anni settanta e ottanta, quindi ciò che facciamo è utilizzare la variopinta tavolozza di colori che questo meraviglioso genere ci ha messo a disposizione per dipingere la nostra tela sonora utilizzando come pennelli la nostra personale sensibilità.
(e qui lancio una sfida a chi riesce ad esprimere un concetto così semplice con una stronzata così grande!)

Ci piace parlare di cose piccole, intime, ma che toccano o hanno toccato tutti, e ci piace farlo con le chitarre distorte, con la batteria che picchia, il basso che pompa e le parole che danno voce al dolore che si prova quando non ci si sente amati, agli incubi della vampira Zora, alla marea che ci sommerge quando ci sentiamo piccoli e impotenti, alla voglia di cercare un modo per comunicare, per sentirci vicini e provare la gioia che solo l’affetto, il dialogo, l’amicizia e l’amore incondizionato possono darci.

Amore che mandiamo a tutti voi, o nostro piccolo e, speriamo presto, affezionato pubblico!

Giacomo

11/12/2013